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“IL PIRATA” DI JOSEPH CONRAD

L’ultimo romanzo del grande autore

GIUGNO 2024

Acquistato tra i libri usati (ma ancora sigillato con il cellophane!) alla Piccola Libreria ODV, non potevo farmi mancare l’ultimo romanzo di Joseph Conrad, un autore che ho sempre amato molto. Ogni volta che scopro questi cimeli tra i vecchi volumi rimango sorpresa di quanto poco costassero i tascabili: nel 1993 questa edizione, nuova, poteva essere comprata con l’equivalente di circa un euro…

Conrad è annoverato tra i classici, ma non piace a molti… Anzi, negli anni ho scoperto che pochi nutrono interesse verso i suoi libri, fatta eccezione (a volte) per il celebre Cuore di tenebra. Per me, invece, è uno scrittore eccezionale, che rientra senza dubbio tra i miei preferiti. Come spesso mi accade, però, l’inizio del romanzo non mi convince molto: leggendo Il pirata ho faticato un po’ per abituarmi al modo di scrivere particolare e all’ambientazione.

Dopo poche decine di pagine, tuttavia, sono stata conquistata dalla trama e dalla suspence costruita grazie a continue ambiguità, piccole rivelazioni, suggerimenti fallaci e tanti cambi di prospettiva.

Un altro motivo per cui Il pirata mi è piaciuto molto risiede nel fatto che intorno alla storia del protagonista, ormai anziano ma ancora vitale, libero, impegnato a seguire i propri principi, ruotano le vicende di altri personaggi, ciascuno caratterizzato in modo peculiare attraverso pochi tratti essenziali ma non banali e che lasciano a loro volta la possibilità di piccoli colpi di scena.

Joseph Conrad, Il pirata, introduzione di Elio Chinol, Tascabili Economici Newton, Milano, 1993.


Il modo di scrivere e di costruire la trama da parte di Conrad è uno dei più particolari che io abbia mai incontrato, forse perché riesce a riflettere nei libri l’ambiguità che regna nella vita… Il lettore si approccia alla storia come ad uno specchio in frantumi: ne vede prima un frammento, poi un altro, un altro ancora…

Spetta a lui il compito di interpretare l’immagine distorta che viene restituita, sempre più ampia ma mai perfetta, fino ad arrivare alla comprensione finale, al punto di svolta, anticipato da tante altre rivelazioni.

In un dialogo, ad esempio, non conosciamo davvero la realtà dei fatti: può essere frutto dell’interpretazione di un personaggio, subire l’influenza dello stato d’animo di un altro, riflettere la mancanza di conoscenza di un terzo… Quali sono le vere intenzioni dietro le parole? Chi sta mentendo? Qualcuno sta mentendo? Il lettore lo scopre solo proseguendo tra le pagine del romanzo, srotolando la matassa dei punti di vista e ricostruendo il quadro complessivo.

Lo svolgimento di un fatto storico, con la guerra tra Francia e Inghilterra e il blocco navale di Tolone, la Rivoluzione francese evocata nei flashback e l’inizio del periodo napoleonico, si intreccia e si interseca con i destini individuali, i desideri personali, la storia privata dei personaggi. Non si tratta di un romanzo storico, poiché l’attenzione è concentrata proprio sulle vicende di un piccolo gruppo di persone, collegate tra loro e ruotanti intorno alla figura del protagonista Peyrol.

Nei propri romanzi, così anche ne Il pirata, Conrad riflette la propria mancanza di fiducia nelle ideologie e nei grandi ideali, come quelli della Rivoluzione francese, mera retorica utile a mascherare stragi, interessi personali, meschinità e comportamenti pusillanimi. Conrad, profondo pessimista e individualista, credeva nei singoli uomini, affermando che “Ciascuno deve camminare alla luce del vangelo del suo cuore” (p. 8). Tale posizione si concretizza nel protagonista del romanzo, Jean Peyrol, che è una proiezione autobiografica dell’autore.

Joseph Conrad, Il pirata, introduzione di Elio Chinol, Tascabili Economici Newton, Milano, 1993.


Unica pecca è stata individuata dai critici nella mancanza di spessore di un personaggio, Scevola, che avrebbe potuto essere all’altezza di Peyrol; lo stesso Conrad aveva denunciato questo difetto, sostenendo che la trama avrebbe potuto avere uno sviluppo più complesso, restituendo un punto di vista meno schematico e riduttivo della Rivoluzione francese.

La scelta di non approfondire la storia è motivata da una ricerca di “brevità artistica” (p. 10): la narrazione è rapida e veloce, i personaggi tratteggiati in modo essenziale e incisivo, l’ambientazione storica e naturale viene evocata con chiarezza.

Concordo sul fatto che altri romanzi di Conrad hanno maggiore profondità e complessità, ma mi vedo più d’accordo con i critici quando si dicono insoddisfatti della storia d’amore tra Arlette e Real; in effetti, l’autore non è particolarmente capace nel trattare questo tema e tende a sovraccaricarlo con un tono melodrammatico. Soprattutto non trovo possibile, da un punto di vista psicologico, che sia Peyrol con la sua sola presenza a sbloccare entrambi e permettere loro di recuperare i traumi vissuti e potersi innamorare…

In ogni caso, la storia d’amore è secondaria nella trama e le viene dedicato spazio soprattutto per le conseguenze che genera nei rapporti tra i personaggi, nel non-detto, nel nascosto e nelle scelte compiute, anche da parte del protagonista, che sembra prendere la decisione definitiva al momento della comparsa di Arlette.

Non è difficile intuire come l’autore rifletta tra le pagine e si immedesimi nel protagonista, un anziano uomo di mare giunto alla fine della propria vita ma ancora in grado di acume, avventure, atti eroici. Dalle mie letture emerge come questo tipo di romanzo sia piuttosto frequente durante la vecchiaia dei grandi autori (sto pensando, ad esempio, a Lezioni di Ian McEwan)… Non a caso Il pirata è l’ultimo libro pubblicato (1923) da Conrad, che lo scrisse rapidamente tra il 1921 e il 1923.

Pyerol viene ben descritto da Elio Chinol nell’introduzione: il protagonista “resta, fino alla fine, l’individualista anarchico e scettico che non crede in grandi principi astratti o nei valori sociali e collettivi. Egli crede soltanto, proprio come Conrad, in valori individuali, quali la solidarietà, la lealtà, la fedeltà, l’amicizia, lo spirito di abnegazione”. In base a tali principi prende la decisione finale, con la quale, sebbene vecchio e stanco, ritrova se stesso e riafferma la propria libertà.

Conrad scrive così anche il proprio epilogo e quella che si augura essere, metaforicamente, la propria fine. Non a caso il romanzo è introdotto da due versi di Spencer (“Il sonno dopo la fatica, il porto dopo i mari in tempesta, / La quiete dopo la guerra, la morte dopo la vita, danno conforto.”), che volle incisi anche sulla propria lapide.

TRAMA

Joseph Conrad, Il pirata, introduzione di Elio Chinol, Tascabili Economici Newton, Milano, 1993.


Spunto per questo romanzo fu dato a Conrad dal materiale raccolto per l’opera napoleonica Suspence, rimasta incompiuta; i primi tre capitoli dipingono l’arrivo sulle coste meridionali della Francia di un anziano uomo di mare, Peyrol, corsaro e cannoniere della flotta rivoluzionaria; egli giunge alla fattoria di Escampobar, dove decide di rimanere e dove il lettore lo ritrova nello svolgimento del resto del romanzo, ambientato in pochi giorni alla fine del 1804 o all’inizio del 1805.

La Rivoluzione francese viene evocata nei flashback e nella narrazione degli altri personaggi, mentre gli eventi si intensificano con un episodio particolare dovuto al blocco navale degli inglesi al porto di Tolone…

Altri personaggi ruotano intorno alla figura di Peyrol, come il sanculotto Scevola, folle “bevitore di sangue”, e i due giovani, Arlette e Eugène, che, traumatizzati dalla ferocia dei tempi, troveranno la strada per il compimento del loro amore.

JOSEPH CONRAD

Nato in Russia con il nome di Konrad Korzeniowski nel 1856-7, poi naturalizzato inglese, si trasferì a Cracovia, in Svizzera e nell’Italia del Nord finché nel 1874 non intraprese il primo viaggio transoceanico. Ad esso ne seguirono numerosi altri, tra cui nelle Indie Occidentali, dove venne coinvolto in una vicenda di traffico clandestino.

Dopo un tentativo di suicidio nel 1878, continuò a viaggiare per mare; nel 1890 si trovava in Africa, sul fiume Congo. Quattro anni dopo abbandonò definitivamente il mare e scrisse Almayer’s Folly, pubblicato l’anno dopo con grande successo. Da questo momento si dedicò alla produzione letteraria; tra i romanzi più famosi ricordiamo Heart of darkness (1899) e The Secrete Agent (1906).

Nel 1923 fu tra i candidati al premio Nobel per la letteratura e morì un anno dopo a Canterbury.


IL LIBRO

Joseph Conrad, Il pirata, introduzione di Elio Chinol, Tascabili Economici Newton, Milano, 1993.
> https://www.marlineditore.it/shop/82/82/1733_il-pirata.xhtml?a=24,


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