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SENTIERO TEMATICO SULLA TEMPESTA DEL VAIA

Al Passo Lavazè l’anello “Il bosco resiliente della tempesta Vaia”

Domenica 14 luglio 2024

Passo Lavazè separa la Val di Fiemme dalla Val d’Ega ed è sicuramente una delle mete turistiche più apprezzate sia in inverno, con la sua pista da sci di fondo e la possibilità di numerose ciaspolate, sia in estate per la possibilità di noleggio di e-bike, il nuovo tracciato per gli ski-roll e la vasta rete di sentieri. Il luogo, pure bellissimo, può risultate molto affollato, soprattutto in alta stagione; abbiamo, quindi cercato dei percorsi alternativi, come il trekking ad anello da Passo Oclini al Monte Cugola. Un sentiero recente, breve e interessante è quello tematico dedicato alla tempesta del Vaia…

Lunghezza complessiva2,9 km
Tempi di percorrenza1h30min
Dislivello131 m.
Grado di difficoltàMolto facile
SCHEDA TECNICA


Poco oltre Passo Lavazè, nel comune delle Ville di Fiemme, procedendo verso Passo Oclini, sorge la graziosa Malga Varena (1.820 m. s.l.m.), aperta in estate e in inverno, quando è attiva la bella pista per slittini.

Dall’altro lato della strada rispetto alla malga si apre un parcheggio, solitamente poco frequentato e confinante con il tracciato per gli ski-roll, davanti alle baite costruite poco distanti dalla via di comunicazione.

Percorso “Il bosco resiliente della tempesta Vaia” - mappa.


Lasciamo l’auto in questo spiazzo gratuito e seguiamo le indicazioni verso il percorso tematico “Il bosco resiliente della tempesta Vaia”, segnalato in verde sotto le frecce degli altri sentieri, tra qui quella verso Oclini.

Attraversata la pista e il brevissimo tratto asfaltato, proseguiamo in leggera salita su una forestale in direzione sud, finché non raggiungiamo il valico che si affaccia sulla Val Gambis.

Qui è posto un pannello con la mappa del percorso e una breve descrizione; i testi informativi sono scritti in italiano, inglese e tedesco e dotati di QR-Code per approfondire i temi trattati.

NASCITA DEL PERCORSO

Il percorso tematico è molto recente: è stato inaugurato per la prima volta l’8 giugno 2024. In questa occasione l’escursione è stata guidata da Bruno Crosignani, ex direttore dell’Ufficio Distrettuale Forestale di Cavalese e ideatore dell’iniziativa. Noi ci siamo stati il prima possibile ed è ancora una passeggiata poco conosciuta, anche se merita senza dubbio una sosta.

L’idea è nata con un duplice scopo: da una parte conservare una testimonianza di ciò che è avvenuto nelle foreste distrutte dalla tempesta del Vaia nel 2018; dall’altra mostrare da vicino e far toccare con mano i processi di rinascita spontanea di un bosco colpito da un disastro naturale.

Il percorso ha inoltre l’obiettivo di rendere le persone maggiormente consapevoli della possibilità di un bosco, pur abbattuto, di assicurare una protezione dal pericolo di valanghe, evitando interventi con opere artificiali, costosi e impattanti. L’iniziativa offre infine l’occasione di creare un campo per lo studio scientifico di medio-lungo termine dei processi rigenerativi e della funzione protettiva di alberi colpiti da schianti da vento.

Percorso “Il bosco resiliente della tempesta Vaia” - partenza.
Percorso “Il bosco resiliente della tempesta Vaia” - partenza.
Percorso “Il bosco resiliente della tempesta Vaia” - pista di ski-roll e, sul fondo, Pala Santa.

Lo stesso Bruno Crosignani ha spiegato il motivo dell’uso del termine “resilienza” nel titolo del percorso: i tronchi abbattuti dal vento, in lenta decomposizione, e le nuove piante, che nascono naturalmente tra di essi, mostrano tutta la forza della resilienza.

L’iniziativa è collegata ad altre opere e riflessioni sui boschi e sulle montagne, come quella scritta da Pietro Lacasella nel suo saggio-diario Sottocorteccia – Un viaggio tra i boschi che cambiano, oltre a lavori scientifici e pubblicazioni incentrati sulle conseguenze della tempesta Vaia.

Il percorso è stato realizzato in collaborazione tra il Comune di Ville di Fiemme e il Servizio Foreste della Provincia Autonoma di Trento, con il sostegno del Rotary Club di Fiemme e Fassa e della ditta Alta Quota. 

Percorso “Il bosco resiliente della tempesta Vaia” - panorama sul Lagorai.
Percorso “Il bosco resiliente della tempesta Vaia” - Val Gambis.
Percorso “Il bosco resiliente della tempesta Vaia” - panorama su Pala Santa e Latemar.

IL PAESAGGIO POST-VAIA

Il pannello illustrativo dell’inizio dell’itinerario ci fornisce importanti indicazioni della zona dove ci muoviamo e della sua storia recente. Il sentiero si snoda in un’area boscata di circa 20 ettari, completamente atterrata dalla tempesta Vaia e dove le piante schiantate volutamente non sono state rimosse.

Alla fine dell’ottobre 2018 (tra il 27 e il 30), un ciclone extratropicale, la tempesta Vaia, si è abbattuto sul nord-est dell’Italia; per tre giorni pioggia e vento, senza precedenti per intensità ed estensione, hanno imperversato con raffiche che hanno raggiunto i 200 km/h. Oltre ai danni alle infrastrutture, il risultato è stato la devastazione di 42.000 ettari di bosco, abbattuti o fortemente danneggiati, con 20 milioni di piante atterrate (la stima è di 8.500.000 m3 di legname). La Val di Fiemme è stata una delle zone più colpite: 1,5 milioni di piante abbattute, per un volume di 1 milione di metri cubi di legname.

Percorso “Il bosco resiliente della tempesta Vaia” - alberi sradicati.
Percorso “Il bosco resiliente della tempesta Vaia” - Val Gambis.

Il paesaggio ha risentito pesantemente di questo evento: interi versanti, un tempo verdi, erano coperti dai tronchi sdraiati. Urgenti sono stati sia il recupero del legname sia la messa in sicurezza contro la possibile caduta di massi e valanghe su strade e paesi. Nelle aree a rischio sono state quindi realizzate opere di difesa (reti paramassi, tomi in terra rinforzata e opere paravalanghe), con la rimozione degli alberi atterrati, seguita da un reimpianto artificiale del bosco.

L’area che si apre davanti a noi è quella del bosco abbattuto nella zona del “Trozo vecio”, lungo la Strada Statale 620 che conduce a Passo Lavazè, con versanti ripidi dove il bosco proteggeva dalle valanghe e dalla caduta di massi. La decisione, tuttavia, è stata quella di non costruire opere artificiali, ma di consentire al bosco stesso di proseguire la propria funzione. Gli alberi a terra hanno mantenuto il ruolo di protezione e consentono alle nuove piante di crescere; il risparmio economico è stato notevole e la decisione garantisce maggiore stabilità al futuro bosco.

Percorso “Il bosco resiliente della tempesta Vaia” - schianti.
Percorso “Il bosco resiliente della tempesta Vaia” - schianti e leggere frane.

Dopo una prima messa in sicurezza del transito, gli esperti hanno osservato il comportamento del versante della montagna: le piante atterrate, di grosse dimensioni e con i ceppi divelti, hanno creato un profilo accidentato del terreno, impedendo naturalmente la formazione di un piano di scivolamento della neve, necessario per le valanghe. La quota elevata del bosco, tra i 1.650 e i 1.850 metri s.l.m., unita al clima rigido e all’esposizione assolata, impedisce il deperimento del legno, garantendo la sua permanenza per molti decenni. Inoltre, la copertura del suolo da parte delle chiome era già prima discontinua ed era presente una rinnovazione naturale ben sviluppata, ancora oggi in crescita con piantine che prima si sviluppavano lentamente a causa dell’ombra degli alberi più grandi e che adesso possono prosperare formando il nuovo bosco.

I lavori successivi alla tempesta Vaia hanno fatto sì che l’Ufficio Distrettuale Forestale riattivasse alcuni tratti del tracciato del “Trozo vecio”, antica mulattiera di accesso al Passo Lavazè, e del cosiddetto “Sentiero delle Trincee”. Essi sono stati collegati nell’anello che compone adesso il sentiero tematico tematico “Il bosco resiliente della tempesta Vaia” e che consente ad escursionisti di ogni livello di immergersi nel bosco abbattuto e osservare da vicino la sua evoluzione, guidati sia dal pannello illustrativo sia dai documenti e dalle foto pubblicate online.

Percorso “Il bosco resiliente della tempesta Vaia” - schianti e bosco.
Percorso “Il bosco resiliente della tempesta Vaia” - schianti e bosco.

Cambia così la narrazione che ha seguito la tempesta Vaia e che metteva al centro il “bosco scomparso”, il “bosco che non c’è più”. In realtà, osservando da vicino, il bosco c’è ancora, ma è diverso da prima ed entra in una nuova fase: gli alberi a terra continuano a coprire e proteggere il suolo, consentendo l’insediamento naturale di una nuova generazione di piante.

L’idea si collega ad una necessità di modificare l’approccio alla montagna, percepita come immacolata e intatta nello stereotipo turistico. Ci avviamo, quindi, verso una maggiore educazione ambientale, una più attenta e non idealizzata conoscenza dei boschi, così da valorizzarne la biodiversità e valutare gli effettivi pericoli che li minacciano. (Abbiamo trovato questo tipo di pensiero anche nel saggio di Marco Albino Ferrari, Assalto alle Alpi, 2023.)

Percorso “Il bosco resiliente della tempesta Vaia”.
Percorso “Il bosco resiliente della tempesta Vaia” - abete rosso che rinasce tra gli schianti.
Percorso “Il bosco resiliente della tempesta Vaia” - Federica e Frida.

IL PERCORSO

Dopo aver letto l’introduzione offerta dal pannello illustrativo all’inizio del percorso, possiamo incamminarci in discesa ammirando fin da subito il panorama che si apre sulla Val Gambis e si estende fino alla catena del Lagorai.

L’escursione dura poco più di un’ora per un totale di circa 3 km e poco dislivello; è, quindi, adatta a tutti e non presenta difficoltà tecniche particolari. Percorribile dai bambini, ma non praticabile con i passeggini, va bene anche per i cani, ma occorre prestare attenzione all’esposizione al sole. Essendo su un tratto quasi completamente assolato, infatti, può risultare molto caldo in piena estate e nelle ore centrali della giornata.

Dopo poche decine di metri, sempre in discesa, possiamo individuare l’area degli schianti, che raggiungeremo tra poco: i prati fioriti tra cui siamo camminando, lungo il versante della montagna che scende a picco sulla vallata, sono interrotti dai tronchi abbattuti e dai pochi alberi rimasti in piedi. Il bosco qui era di tipo misto, tipico di alta quota, formato prevalentemente da abeti rossi e con una buona presenza di larici e pini cembri; era, perciò, un’area produttiva per il legname, ma anche importante protezione della strada sottostante contro la caduta di massi e le valanghe.

Percorso “Il bosco resiliente della tempesta Vaia” - indicazioni.
Percorso “Il bosco resiliente della tempesta Vaia” - Val Gambis e, sul fondo, Monte Cucal e Lagorai.

Immediatamente comprendiamo il pericolo: proprio sotto di noi, visibile in più punti, serpeggia la strada statale che conduce a Lavazè… Alla nostra sinistra, oltre la valle, si erge statuaria la montagna di Pala Santa, mentre a destra notiamo i vari punti in cui il terreno è franato, insieme a massi e ciottoli. Le cadute sono state opportunamente segnalate, costruendo dei piccoli cornicioni con le pietre stesse, e mostrando che si tratta di piccoli smottamenti, ormai stabilizzati.

Presto ci troviamo a camminare tra gli alberi abbattuti e non rimossi, che giacciono a terra, schiantati e capovolti, con ancora i rami o completamente glabri, le radici rivolte al cielo. Qui vengono realizzate anche osservazioni di carattere scientifico: il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica dell’Università di Trento ha infatti avviato alcuni studi con rilevamenti sull’evoluzione del bosco nel corso del tempo e sulla sua continua azione antivalanga, con risultati importanti in un ambito ancora poco esplorato.

All’aspetto scientifico si intreccia quello divulgativo: siamo immersi nel bosco distrutto, ma fin da subito ci accorgiamo di come esso stia rinascendo in modo naturale, senza l’intervento umano. Continuiamo a scendere fino ad arrivare ad una sbarra in legno, dove imbocchiamo il ripido sentiero a destra, che sale repentinamente con strette curve tra gli alberi.

Percorso “Il bosco resiliente della tempesta Vaia” - abete rosso che rinasce dagli schianti.
Percorso “Il bosco resiliente della tempesta Vaia” - schianti e nuovo bosco.

La fatica dura solo pochi minuti, finché non ci troviamo nuovamente su una strada più ampia e simile ad una forestale, proprio sopra al pezzo che abbiamo percorso poco prima. Il paesaggio nuovamente si apre e possiamo ammirare un ancora più vasto panorama, dalla gobba del Monte Cucal alle vette del Lagorai. I versanti che costeggiano la Val Gambis sono stati profondamente colpiti dalla tempesta e, sebbene in quest’area non si sia intervenuti sui tronchi abbattuti, notiamo che altrove gli alberi caduti sono stati rimossi.

L’intrico dei legni caduti è molto fitto e in alcuni punti sarebbe impenetrabile per noi uomini, anche se è divenuto un rifugio per molti animali, che infatti sono molto presenti, come la lepre e la volpe. Notiamo ancora meglio la rinascita del bosco: abeti in miniatura che crescono tra le rovine dei loro predecessori, gli aghi di un verde chiaro e rigoglioso; i pini si storcono tra i massi e si allungano cercando la luce, intrecciandosi con i loro compagni e creando piccole zone d’ombra…

Percorso “Il bosco resiliente della tempesta Vaia” - parte conclusiva.
Percorso “Il bosco resiliente della tempesta Vaia” - panorama sul Latemar.
Percorso “Il bosco resiliente della tempesta Vaia” - Lorenzo e Federica.

La salita prosegue e spingendo lo sguardo oltre Pala Santa ammiriamo il massiccio del Latemar, che ci accompagna con la sua chiara pietra dolomitica fino al punto di partenza.

Si conclude così, tra panorami mozzafiato, nuove conoscenze e una maggiore attenzione ai dettagli, il percorso tematico. Secondo la nostra esperienza, questo sentiero offre un’ottima occasione per riflettere e imparare qualcosa di ambito ecologico, ma anche sulla nostra vita e su quella della natura e degli altri esseri viventi… Non possiamo che consigliarlo!

Percorso “Il bosco resiliente della tempesta Vaia” - panorama su Pala Santa.


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