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SAN GIMIGNANO: DUE PERLE NASCOSTE E DUE CONSIGLI

Come godersi la visita a questo splendido borgo nonostante la calca di turisti

Sabato 16 aprile 2022 – mezza giornata

Nell’immaginario comune San Gimignano è il borgo medievale della Toscana: grazie alle sue torri spicca nelle cartoline ed è immediatamente riconoscibile. Meta di pellegrinaggi durante l’afoso caldo estivo da parte di pullman colmi di turisti stranieri armati di cappellini e infradito (e poca crema solare) è anche comune destinazione per una bella gita da parte dei nostri concittadini toscani… Merita la sua fama? Sicuramente sì. Sarebbe opportuno un turismo più sostenibile e meno distruttivo di questo sciame di cavallette esaltate? La risposta è sempre affermativa. Ecco perché noi abbiamo deciso di trascorre qui alcune ore trovando due alternative quasi completamente deserte: la Torre e Casa Campatelli e il Convento di Monte Oliveto Minore. Vi daremo anche un consiglio su dove parcheggiare e un’idea per un pranzo veloce ed economico poco lontano da San Gimignano…

Campagna intorno a San Gimignano.
San Gimignano.

Immaginiamo il sabato prima di Pasqua, l’affollamento dei turisti per le vie del centro, la carovana delle auto ferme in attesa di un miracoloso parcheggio o di accaparrarsi l’ultimo agognatissimo (e altrettanto angusto) posto in uno di quelli a pagamento. Le premesse non sembrano molto rilassanti. D’altro canto, raramente lo sono quando parliamo di San Gimignano, a meno che non si voglia visitarla in pieno inverno con il freddo, il vento e la pioggia… A onor del vero, anche in questo caso le premesse non sono comunque un granché.

San Gimignano.

Ecco, quindi, subito il nostro consiglio per il parcheggio: San Gimignano dispone di parecchi posti auto fuori dalle mura, ad esempio nella piazza antistante Porta San Giovanni, e credere che si riuscirà ad accaparrarsene uno è una tenera ingenuità. Il costo dei parcheggi a pagamento è oltremodo oneroso e lasciare l’auto a caso lungo la strada lo è ancora di più grazie ad una zelante polizia municipale. Se arriviamo da via San Gimignano, ci troviamo a destra la città e a sinistra le indicazioni per il Parcheggio Giubileo P1. Quasi di fronte ad esso si apre una strada in discesa: la Comunale di Santa Lucia; se la imbocchiamo e percorriamo in direzione dell’agglomerato di case, notiamo che ad un certo punto non ci sono più segnali di divieto di sosta. Qui, in uno stretto ma sufficiente spazio a lato della via, è possibile lasciare la propria macchina.

Questo stratagemma è tattico per tre motivi: in primo luogo, il posto è gratuito; secondo di poi si ammira uno dei più bei panorami su San Gimignano, che si erge tra i tralci delle vigne e gli olivi come proveniente da un altro tempo… Infine, possiamo sia passeggiare verso la città (circa 15 minuti a piedi) sia decidere di esplorare la chiesa che svetta nell’agglomerato di case, il Convento di Monte Oliveto Minore, e che è una delle due perle nascoste di cui vi parliamo. L’altra si trova nel centro di San Gimignano ed è un bene del FAI: la Torre e Casa Campatelli.

TORRE E CASA CAMPATELLI

Durata visita: 1 ora e 30 minuti

In una quindicina di minuti arriviamo all’interno delle mura e subito comincia la calca: ci salviamo dopo qualche decina di metri entrando in un bel portone a destra. Siamo accolti da una ragazza gentilissima, che si occupa della biglietteria e del bookshop: noi abbiamo due voucher, ma il costo dell’ingresso sarebbe 7 euro (gratis per i Soci FAI e con alcune riduzioni, ad esempio per bambini e studenti). Ci viene subito spiegato l’itinerario: al primo piano possiamo visitare le stanze arredate, mentre all’ultimo assisteremo ad una videoproiezione e potremo ammirare l’interno della torre medievale.

San Gimignano, infatti, possedeva un tempo ben 72 torri, di cui ne sono sopravvissute 14, una delle quali è proprio quella dei Campatelli. Questa famiglia, composta da imprenditori e proprietari terrieri fiorentini, acquistò l’edificio all’inizio dell’Ottocento e lo trasformò in una dimora alto-borghese: quella che vediamo adesso ci viene restituita dal passato da Lydia Campatelli, che la lasciò intatta al FAI nel 2005 perché fosse aperta al pubblico.

Torre e Casa Campatelli - Salone.
Torre e Casa Campatelli - Camera da letto.

Saliamo le imponenti scale di pietra grigia, con le pareti tappezzate di stampe monocrome, e arriviamo al piano nobile: varcata la soglia del salone siamo trasportati in un altro tempo… Questo appartamento, infatti, ripropone oggi il gusto e lo stile di vita della seconda metà dell’Ottocento: l’ampio Salone era usato per accogliere gli ospiti ed esporre i tradizionali simboli di una posizione sociale borghese, come il grande camino neorinascimentale con lo stemma e i vasi in alabastro.

Notiamo i ritratti, opera di un pittore fiammingo, Justus Sustarnans, e raffiguranti i Granduchi di Toscana. La mia attenzione è subito attratta dal grande ventaglio (1840 circa) decorato con la scena romana di Cornelia, la quale, di fronte ad una matrona che sfoggia i propri monili, risponde che i suoi gioielli sono i figli, Caio e Tiberio Gracco. Particolarmente interessante è la lampada, sempre ottocentesca, con due orsi che inseguono una scimmia…

Passiamo nella Camera da letto: qui ha dormito l’ultima proprietaria, Lydia Campatelli, fino al 2005. In realtà la trasformazione della stanza in camera si deve alla famiglia Marri, che appose qui il proprio stemma all’inizio dell’Ottocento. Alcune opere sono conservate in questo luogo, come una Madonna con bambino e San Geronimo, dipinto di fine Cinquecento. Per quanto bello, l’ambiente istilla una leggera inquietudine…

Torre e Casa Campatelli - Salottino.
Torre e Casa Campatelli - Studio di Vincenzo Campatelli.

Torniamo sui nostri passi e, attraversato il Salone, sbuchiamo nel Salottino: esso si trova in verità all’interno della torre medievale. Nel corso dei secoli la stanza fu infatti inglobata tra gli edifici adiacenti e fu dedicata a luogo per le riunioni più intime e per le occupazioni dei familiari. Troviamo una collezione di cartoline e un pianoforte del 1848; è uno dei miei ambienti preferiti… Mi affascina la finta tappezzeria alle pareti ma soprattutto il pavimento la cui decorazione richiama un tappeto. Belli sono anche i mobili che conservano una gran quantità di oggetti e libri.

Ricco di grande fascino è anche lo Studio di Vincenzo Campatelli, il padre di Lydia e medico. Alla sua professione sono legati i volumi qui esposti e uno dei tre attestati (gli altri sono la partecipazione alla Prima Guerra Mondiale e la nomina a Cavaliere della Corona d’Italia). Curioso è vedere la carta intestata e i biglietti da visita sulla scrivania, dove si trova anche un singolare strumento databile intorno al 1870 e che comprende orologio, barometro e termometro. I dipinti sono opera di Ludovico Tommasi, maestro di Guido Peyron.

Torre e Casa Campatelli - carta da lettere e macchina da scrivere.
Torre e Casa Campatelli - strumento che comprende orologio, barometro e termometro.

La penultima stanza è un’altra camera da letto: quella matrimoniale di Vincenzo Campatelli e sua moglie Emilia Peyron; vediamo una culla in ferro, che ospitò Lydia, la loro figlia. I mobili sono tutti della prima metà dell’Ottocento… Rimango incantata dagli articoli da toeletta che riposano nel vano della parete accanto al letto.

Passiamo attraverso una piccola cappella, dedicata alla Madonna e realizzata dalla famiglia Marri, come testimonia la data 1761. L’ambiente è piuttosto semplice, ma trasmette una grande dignità.

L’ultimo ambiente che visitiamo è la Sala da pranzo Guido Peyron: una bellissima luce irrompe dalle due grandi finestre che conducono sul ballatoio, da cui si gode di una bella vista sulla campagna circostante. Alle pareti è esposta una collezione di fiori e nature morte, dipinti di Guido Peyron (1898-1960), zio di Lydia e famoso pittore. Pregevole è anche la collezione di ceramiche di Montelupo…

Torre e Casa Campatelli - camera matrimoniale con culla.
Torre e Casa Campatelli - Sala da pranzo.
Torre e Casa Campatelli - panorama dal ballatoio.

La visita all’appartamento è resa particolarmente gradevole e approfondita grazie ai dépliant illustrativi presenti in ogni stanza: qui è possibile trovare informazioni sui diversi ambienti, sugli oggetti conservati… ma anche sui personaggi della famiglia Campatelli e sui modi di vivere dell’epoca.

Saliamo all’ultimo piano e ci troviamo in un piccolo cinema, dove un video proiettato sulle pareti ad angolo sovrasta un modellino di San Gimignano. Il nostro consiglio è di fermarsi a guardare e ascoltare: siamo così trasportati in un viaggio di oltre mille anni di storia. Le immagini, davvero coinvolgenti, ci accompagnano nella scoperta della storia della città e della Casa Campatelli.

Finito il filmato, procediamo con l’ultima parte della visita: eccoci finalmente all’interno della casa-torre! Il colpo d’occhio è sensazionale ed emozionante: la torre è alta 28 metri ed è la sola di San Gimignano ad aver conservato il volume unico originario della costruzione, completamente vuoto all’interno. Ci sediamo con il naso all’insù e ammiriamo questo incredibile scorcio sul passato…

Torre e Casa Campatelli - esterno.
Torre e Casa Campatelli - interno della torre.

Prima di scendere facciamo capolino in un’altra stanza, dove vediamo il muro esterno della torre, inglobato tra gli altri edifici. Qui sono conservati libri, dischi e alcuni strumenti come una macchina da scrivere.

La nostra visita non è stata disturbata da altri avventori, che abbiamo sentito solo aggirarsi nelle altre sale… Per quanto questo luogo meriti senza dubbio un maggiore rilievo, non possiamo non essere felici che sfugga un po’ dagli itinerari di massa per essere apprezzato da pochi, in pace, con tutta la calma e il tempo necessari.

CONVENTO DI MONTE OLIVETO MINORE

Durata visita: 30 minuti

Tornando verso il nostro parcheggio, proseguiamo in direzione della località Santa Lucia e subito prendiamo una breve strada in salita, che ci conduce alla chiesetta del Convento di Monte Oliveto Minore. Una signora, addetta al negozio di souvenir, guarda i rari turisti dalla soglia e ci accompagna con gli occhi finché non ci decidiamo ad entrare.

La denominazione completa di questo convento sarebbe monastero di Santa Maria Assunta a Monte Oliveto Minore; la sua fondazione risale al 1340, anche se subì un ingrandimento nel 1458. Svetta tra i campi di olivi ed è davvero gradevole…

Convento di Monte Oliveto Minore - esterno.
Convento di Monte Oliveto Minore - chiostro.

All’esterno vediamo una facciata con un basso portico su colonne; nella lunetta del portale possiamo notare un affresco attribuito a Vincenzo Tamagni, pittore nato proprio a San Gimignano (1492-1530) e raffigurante la Madonna con due monaci.

Quando entriamo, però, il grande fascino del luogo subisce un duro colpo: la chiesa è piena di infiltrazioni e crepe, macchie di muffa… Dispiace vederla ridotta in questo stato e meriterebbe senza dubbio un bel restauro. L’unica navata presenta delle cappelle laterali; la decorazione è con stucchi barocchi del 1698. Da notare la tomba del maestro Antonio Salvi (1411), librettista vissuto a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo, e gli arredi rinascimentali della sagrestia.

Il luogo più bello è però il chiostro, dove, nonostante il degrado, si respira un’atmosfera di pace e serenità… Questo chiostro quattrocentesco è decorato da un importante affresco, raffigurante la Crocifissione e opera della bottega di Benozzo Gozzoli (1466).

Convento di Monte Oliveto Minore - esterno.
Convento di Monte Oliveto Minore - facciata.
Convento di Monte Oliveto Minore - Crocifissione, affresco della bottega di Benozzo Gozzoli (1466).

Mentre ci dirigiamo verso l’uscita, veniamo intercettati dalla gentile guardiana che ci indica di passare dietro al negozio per scendere… Alla fine di uno stretto cunicolo, infatti, ci troviamo in un ambiente con una piccola cupola: siamo nella ghiacciaia. Ringraziamo di cuore per averci fatto scoprire questo luogo inaspettato e, ancora una volta e con maggiore forza, ci dispiace che non sia valorizzato e conservato come meriterebbe…

DOVE MANGIARE?

Certo, a San Gimignano ci sono decine e decine di ristoranti e posti graziosi dove pranzare… ma se non amate la calca e preferite prezzi modici, il nostro consiglio è di tentare qualcosa nei dintorni

Bio con Brio a Poggibonsi - piatto unico.


Molto particolare, nell’ingiustamente sottovalutata cittadina di Poggibonsi, ad esempio, potete fermarvi per un bel pranzetto nutriente da Bio con Brio. In una zona tranquilla e piena di parcheggi, questo locale è in realtà parte di un negozio di alimentari e prodotti biologici… Grazioso e curato, è l’ideale per una sosta: la cuoca propone diversi piatti a seconda delle esigenze (anche vegani e senza glutine) e compone dei piatti unici ottimi ed equilibrati.

Qui trovate la mia recensione con tutte le foto, i dettagli e i prezzi.

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