Da una delle vedute più belle di Firenze al glicine in fiore fino alla mostra dedicata a Galileo Chini
Sabato 9 aprile 2022 – durata visita del giardino: 1h30min
Meno conosciuto di Boboli, ma, a mio parere, persino più bello, il Giardino di Villa Bardini è davvero un luogo magico, dove arte, cultura, natura e paesaggio trovano un incontro e un’armonia straordinari… Oltre a ciò, dalla terrazza del Belvedere e da altri punti del parco, si gode di una delle più belle viste di Firenze, compreso il campanile di Giotto e la cupola del Brunelleschi. Noi ci siamo stati in una ventosa giornata di inizio aprile, trovando un glicine non ancora del tutto fiorito e un’aria limpida e tersa, perfetta per ammirare Firenze e le colline circostanti in tutto il loro splendore. La visita (gratuita per i fiorentini) può durare un’ora e mezza, se si cammina attraverso i vialetti del parco e ci si ferma a godere del panorama, ma è possibile anche fare una sosta al bar caffetteria in corrispondenza del belvedere oppure sdraiarsi sul prato tra gli ulivi per leggere o riposare, trascorrendo così un’intera giornata di completo relax, immersi nella natura.
Villa Bardini ospita spesso delle mostre temporanee (solitamente il biglietto costa 10 euro, ma ci sono molte riduzioni): noi ne abbiamo approfittato per vedere quella dedicata a Galileo Chini, la cui arte ci ha conquistati!
IL GIARDINO BARDINI
Fulcro e ingresso principale del giardino è la Villa Bardini, completamente ristrutturata e adesso sede della Fondazione Parchi Monumentali Bardini Peyron, promossa dalla Fondazione CR Firenze (che ha curato il restauro anche del giardino), dalla Società Toscana di Orticoltura e dal Museo Annigoni, del quale è possibile ammirare alcune opere esposte al primo piano. Al terreno, invece, si trova adesso un ristorante, debitamente separato dalla biglietteria e dal bookshop; la caffetteria occupa la posizione scenografica del Belvedere.
La posizione panoramica su Firenze valse a questa dimora il nome di “Villa Belvedere”; essa ricorda i “Casini di Delizia”, molto diffusi a Firenze tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento, ideati per il riposo e per lo svago, ma anche con coltivazioni agricole per la produzione e a fini ornamentali.
Il giardino che circonda la villa per ben 4 ettari occupa una parte importante della collina di Montecuccoli, segnata dal perimetro delle mura medievali: si pone, infatti, tra il piazzale Michelangelo, da una parte, e il Forte Belvedere e il Giardino di Boboli, dall’altra.
Fin dal Medioevo, questo parco è appartenuto a ricche famiglie, che si sono succedute nella sua proprietà. Inizialmente realizzato per una funzione agricola, una serie di orti murati digradanti verso Palazzo Mozzi, si è trasformato nel corso dei secoli, arricchendosi con il giardino all’italiana prima, grazie a Giulio Mozzi, e con quello all’inglese poi. Intorno alla metà dell’Ottocento, infatti, il giardino barocco venne ampliato con l’acquisizione del confinante giardino anglo-cinese di Villa Manadora, creato da Luis Le Blanc a inizio Ottocento. La proprietà fu in seguito acquistata dai principi Carolath Benten, che la arricchirono di dettagli vittoriani.
Nel 1913 fu proprietario il collezionista Stefano Bardini, da cui trae il nome, conosciuto come il “principe degli antiquari”: egli usava il giardino come spettacolare ambiente di rappresentanza, un luogo raffinato e di grande impatto in cui accogliere la facoltosa clientela.
Villa e giardino passarono poi in eredità all’interno della famiglia Bardini finché nel 2000 la Fondazione CR Firenze ne iniziò il restauro, che durò 5 anni e riportò il luogo al suo antico splendore.
Il Giardino Bardini, in verità, è composto da ben tre giardini diversi, con caratteristiche specifiche e rispondenti a epoche e stili differenti. Segno distintivo del parco è la grande scalinata del Seicento, arricchita da statue e fontane della fine del Settecento, opera di Giulio Mozzi; intorno ad essa si estende il giardino all’italiana. A ovest, troviamo un raro esempio di giardino anglo-cinese con boschetti e canali d’acqua, fatto costruire da Jacques Louis Le Blanc all’inizio dell’Ottocento e pensato per circondare la seicentesca Villa Manadora. A est, invece, si estende il parco agricolo con un frutteto piuttosto ricco e diverse modalità di coltivazione delle piante (a spalliera, a cordone e a frutteto nano).
IL GLICINE E ALTRI FIORI
Oltre che per lo spettacolare panorama su Firenze, il giardino è famoso per la fioritura del suo straordinario glicine, che costituisce una vera e propria galleria e che raggiunge l’apice del suo splendore intorno alla metà di aprile. Quando ci siamo stati noi, la pianta era solo parzialmente fiorita, ma se non amate improvvisare potete controllare in anticipo la fioritura guardando dall’apposita webcam che inquadra proprio il glicine.
Il pergolato di glicine conduce verso il Belvedere e ha una storia molto antica, proprio come il giardino della villa… Si narra che la pianta fu portata come rarità dalla Cina da Marco Polo; l’effettivo arrivo in Italia è attestato in realtà a partire dal Settecento. Caratteristica del glicine è quella di crescere molto velocemente, in modo intenso e costante: per questo motivo fu considerato uno dei simboli dello sviluppo della coscienza umana. Come il rampicante, infatti, la nostra coscienza si sviluppa rapidamente e con un movimento a spirale fino ad abbracciare il mondo esterno.
Sebbene la più spettacolare, il glicine non è l’unica pianta da ammirare all’interno del Giardino Bardini, che è ricco di vegetazione e con una straordinaria varietà di fiori e alberi. Da giugno a settembre, è possibile vedere le rose, che qui crescono in numerose collezioni e colori differenti (rose bourbon, noisettiane, bengalensis): le troviamo lungo la scalinata, al Belvedere, nell’oliveta e all’ingresso su Costa San Giorgio.
A maggio-luglio fiorisce l’ortensia, simbolo dell’amore più ardente: queste piante sono presenti in una sessantina di varietà e sono coltivate proprio nell’aiuola originaria dove si trovavano prima del restauro, sotto al pergolato di glicine. Lungo le mura, dietro il Belvedere, ammiriamo le tantissime camelie, che fioriscono a partire da marzo.
Nella parte più esotica del giardino, lungo il canale del drago, e in fondo alla scalinata, troviamo felci ed erbacee da ombra, in contrasto di colori e forme con le graminacee. Al centro della scalinata, invece, troneggiano gli iris.
Infine, nel frutteto riconosciamo tipiche piante da frutto toscane: mele, pere, pesche e altre varietà. La fioritura è all’inizio della primavera, da marzo ad aprile, ed è incredibile ammirare il contrasto tra il bianco e il rosa degli alberi con il prato di un verde luminoso e i tetti rossi di Firenze.
L’ITINERARIO NEL GIARDINO
All’ingresso su Costa San Giorgio oppure da quello di piazza dei Mozzi, troviamo subito una bella mappa che ci indica quale sia il miglior percorso da seguire, con l’indicazione delle principali attrazioni del giardino.
Noi siamo entrati in corrispondenza di Villa Bardini e ci siamo subito trovati nella spettacolare terrazza da cui ammiriamo il panorama su Firenze: il Duomo e Palazzo Vecchio, fino alla Sinagoga e, sulle colline, Fiesole con il suo riconoscibilissimo campanile. A lato della terrazza, dove troneggia anche un tempietto, si estende un prato ben curato con la fontana di Venere. Proprio qui, l’anno scorso, abbiamo fatto un ottimo aperitivo.
Proseguiamo lungo il largo viale da dove possiamo scegliere se salire verso il giardino all’inglese oppure continuare in piano per godere dell’altro panorama sulla città, stavolta dal Belvedere. Qui non solo vediamo Firenze, ma anche, sopra il pergolato del glicine, la Chiesa di San Miniato. Alle nostre spalle il lungo edificio con porticato ospita la caffetteria, mentre sotto di noi scende ripida la scalinata seicentesca, barocca. Merita senza dubbio un’occhiata curiosa il retro del Belvedere, dove, lungo le mura, crescono rigogliose camelie e si estende una bella oliveta. Sul lato opposto, troviamo il rondò del Belvedere, con la sua balaustra in pietra e un monolitico tavolino.
Passiamo sotto al pergolato del glicine e attraversiamo, in discesa, il frutteto, finché non giungiamo alla Nicchia delle Erme, piuttosto spoglia. Siamo a circa metà della scalinata e vediamo sotto di noi la ben riconoscibile forma semicircolare del teatro: imbocchiamo i gradini per scendere e trovarci tra una grotticina, con il pergolato delle rose e, sotto, le statue di Vertumno e Pomona; qui è ben visibile anche lo stemma della famiglia Mozzi. Guardando verso il palazzo, che ospita il Museo Bardini, si riconosce il giardino Liberty, mentre alla nostra destra, purtroppo inaccessibile, si allarga un’altra parte di quello all’italiana.
Iniziamo adesso la nostra salita: il lungo viale zigzaga nella vegetazione e l’ambiente cambia completamente. Ci troviamo nel giardino all’inglese, che percorriamo fino a giungere sotto il tempietto, con una muschiosa grotta e cascata. Continuiamo a salire e vediamo il retro della statua di Venere; a questa altezza si apre a sinistra un bell’affaccio sulla scalinata e c’è una comoda panchina, dove, se si ha la fortuna di trovarla libera, è possibile fare una sosta.
Siamo tornati al bivio di partenza e imbocchiamo il viale verso il giardino anglo-cinese, dove la principale attrazione è il Canale del Drago, che io adoro! Oltre di esso prosegue il bosco inglese e arriviamo alle mura, in corrispondenza delle quali due edifici speculari avevano la funzione di serra e di limonaia. Il sentiero ci porta verso la terrazza sul retro della villa: ci affacciamo su Costa San Giorgio e scorgiamo una parte del Giardino di Boboli, che è infatti unito a quello Bardini da un itinerario. Torniamo sui nostri passi e siamo di nuovo all’ingresso della villa.
LA MOSTRA: GALILEO CHINI E IL SIMBOLISMO EUROPEO
Non potevamo farci mancare una visita alla splendida mostra, che si estendeva ai piani superiori di Villa Bardini e che permetteva anche di affacciarsi sulla terrazza per l’ulteriore vista mozzafiato su Firenze.
L’esposizione comprendeva circa 200 pezzi tra dipinti, disegni, illustrazioni e ceramiche di Galileo Chini, uno dei maggiori esponenti italiani ed europei del modernismo Liberty e del simbolismo. La mostra esponeva opere dei primi 20 anni della vita artistica di Chini (dal 1895 al 1914 circa), fondamentali nella sua affermazione e durante i quali aderì al Simbolismo internazionale e all’Art nouveau, divenendo un modello per artisti d’avanguardia come Boccioni e un famoso partecipante alle maggiori esposizioni di Torino, Parigini, Monaco, Bruxelles, San Pietroburgo, St. Louis.
Stupendi, oltre ai dipinti e alle illustrazioni, anche i vasi “preraffaelliti” della prima fase: capolavori della ceramica europea dell’inizio del Novecento.
Ad arricchire ulteriormente la mostra, erano presenti anche opere del simbolismo francese e mitteleuropeo, di artisti come Auguste Rodin, Gustav Klimt, Max Klinger, Gaetano Previati, Giovanni Segantini, Ferdinand Khnopff, Pierre Bonnard e tanti altri.
Purtroppo, non era concesso fare foto, quindi riportiamo qui alcune trovate online, con tutti i crediti specificati nelle informazioni di seguito.
In conclusione, il Giardino Bardini è un luogo da non perdere per innumerevoli ragioni: fioriture del glicine e di altre piante, rarità artistiche e naturalistiche, panorami incredibili su Firenze, mostre e collezioni ben realizzate e di grande interesse…
INFORMAZIONI
- Villa e Giardino Bardini: https://www.villabardini.it/
- Webcam sul glicine: https://www.villabardini.it/webcam/
- Mostra “Galileo Chini e il Simbolismo Europeo”: https://www.villabardini.it/a-villa-bardini-la-mostra-galileo-chini-e-il-simbolismo-europeo/
FOTO
- Mappa del Giardino Bardini: http://www.thegoodgarden.com/villa-bardini
- Foto della mostra “Galileo Chini e il Simbolismo Europeo”:
http://www.repertoriogalileochini.it/
https://www.gogofirenze.it/galileo-chini-e-il-simbolismo-europeo.html
https://www.reportpistoia.com/larte-di-galileo-chini-a-villa-bardini/
https://www.finestresullarte.info/recensioni-mostre/recensione-mostra-galileo-chini-e-il-simbolismo-europeo-firenze
https://www.villabardini.it/a-villa-bardini-la-mostra-galileo-chini-e-il-simbolismo-europeo/
LEGGI ANCHE …