Libri Saggi YOGA E MEDITAZIONE

“CAPIRE COL CORPO” DI ANDREA AMBROGIO

Un racconto della scoperta di sé con leggerezza e autenticità

GENNAIO 2023

“Capire col corpo” è stato un dono, un vero e proprio regalo, sotto molteplici punti di vista. In primo luogo perché ho avuto il piacere di scambiare alcune email direttamente con l’autore, Andrea Ambrogio, che si relaziona in modo semplice e diretto esattamente come scrive. Dopo la lettura e le riflessioni che ho pubblicato sul saggio di Jader Tolja, “Essere corpo”, stavo valutando da qualche mese se approfondire il tema dedicando qualche settimana anche ad altri suoi scritti, come “Pensare col corpo”. È facile intuire come l’argomento trattato da Ambrogio sia in linea con il mio sentire… (Tanto più che vi è anche un’interessante introduzione dello stesso Tolja).


Infine, “Capire col corpo” è capitato in un momento particolare della mia quotidianità e la sua lettura è stata accompagnata da un laboratorio di meditazione che ho iniziato alla fine del 2022 e dalla ripresa (finalmente!) della pratica di yoga.


Suddiviso in quattro sezioni (+1), il libro si compone di 101 aneddoti di vita quotidiana, riportati in ordine cronologico e che coprono l’arco di alcuni anni. Viene così tracciato il percorso compiuto dall’autore, che progressivamente approfondisce la (ri)scoperta del proprio corpo, iniziando dalla partecipazione a seminari di Anatomia Esperienziale e assistendo agli effetti di questa pratica nella vita di tutti i giorni. Non a caso i titoli delle parti si strutturano in una sequenza che potremmo interpretare come una climax, un crescendo: stupore, esaltazione, comprensione e resa; si aggiunge ad essi la sezione “extra” intitolata al respiro e che racchiude solo l’ultimo capitolo.

Nella sua introduzione, Tolja indica il libro come l’anello mancante della collana che l’editore TEA ha dedicato al tema del recupero dell’autenticità a partire dal corpo. Si tratta, infatti, di una “vivida cronaca che racconta con leggerezza e profondità il dispiegarsi di questo processo nella vita di ogni giorno” (p. 15). Capire col corpo, infatti, accompagna il lettore nel passaggio da ciò che mentalmente vogliamo essere a ciò che realmente siamo. Secondo Tolja, “dedichiamo una buona parte della nostra vita a inibire le sensazioni interne per asservire il corpo a un’idea della mente e, se fortunati, un’altra parte a recuperare e valorizzare tali sensazioni e permettere all’ego di porsi al servizio del corpo, cioè al servizio di ciò che in realtà siamo”. Questo è esattamente ciò che viene descritto da Ambrogio, il quale abbandona ogni approccio teorico per raccontare ciò che esperisce, un episodio dopo l’altro, tracciando una sequenza di avvenimenti, rivelazioni, impressioni.

Disimparare ciò che mentalmente vogliamo essere, abbandonando etichette, idee solide che diventano pesanti come macigni, decisioni imprigionanti che diventano asfittiche e che ci immobilizzano. Questo è il primo passo: un processo di dis-identificazione da ciò che ci hanno insegnato e/o che ci siamo imposti, scoprendo addirittura che una parte dei nostri pensieri, emozioni e persino sensazioni le abbiamo assorbite dagli altri, dalle persone che ci circondano. Questo processo riguarda noi stessi, ma anche tanti ambiti della nostra vita, come la scelta del ristorante in cui mangiare, cosa preferiamo, quali abitudini abbiamo. Non si tratta di giudicare, aggiungendo un’altra etichetta, ma di vedere come funzionano in noi certe dinamiche e scegliere (se lo sentiamo) un’alternativa.

Capire col corpo - copertina.

“Ci fissiamo sulle idee. Sì! Elaboriamo delle idee. A volte per comodità le prendiamo dagli altri e poi le fissiamo. Come appendere quadri al muro e tenerseli lì, senza cambiarli mai. La fregatura, con le idee come con i quadri, è che se ci fissiamo con alcune non c’è più spazio per le altre. A certe idee ci affezioniamo (…)”
p. 33

“(…) si perdono un sacco di abitudini che mi piacevano tantissimo. Ma che mi piacevano solo perché erano abitudini.”
p. 215

“Perché la stella Michelin la danno dove spendi cinque volte tanto ma poi non riesci a dormire? Perché ancora oggi non riesco ad ammettere che sto meglio all’agriturismo, senza se e senza ma? Perché mi hanno educato così. O meglio, mi hanno abituato a fidarmi soprattutto della testa e di quello che esce da lì.”
p. 45

“(…) se potessi disimparare quello che credo di sapere, tutto avrebbe una tale fragranza e freschezza, una tale vitalità, che girerei per il mondo con la bocca spalancata.”
p. 59


Da una parte, quindi, abbandoniamo ciò che pensiamo di essere, mentre dall’altra riscopriamo chi siamo davvero. Cosa siamo? Innanzitutto spazio, possibilità, infinite scelte, spaziosità. Possiamo non fossilizzarci in una forma, in un ruolo, un personaggio, ma semplicemente essere.

“Può finalmente essere tutto insieme, e questo è liberatorio e bellissimo. (…) La testa, sempre così limitata nel contemplare le possibilità che ho a disposizione, passa in secondo piano e si crea così tanto spazio che ci può stare tutto. E tutto contemporaneamente. Uno spazio talmente grande da farmi pensare che posso essere contemporaneamente una cosa e anche il suo esatto opposto.”
p. 240

“A poco meno di cinque anni mio figlio ha un assoluto bisogno di credere che può interpretare tanti personaggi, più forti, più grandi e più belli. Ma io, a quaranta, forse sono grande abbastanza per scrollarmene qualcuno di dosso.”
p. 249

Mi ha particolarmente colpita una descrizione di come funzioniamo e una considerazione valida per ogni persona: “Che siamo in due. In ognuno di noi. Uno che se la vorrebbe spassare e l’altro che controlla. E che gran parte dei problemi nascono dal fatto che quello che controlla è stato messo lì solo per aiutare l’altro a spassarsela, ma spesso si dimentica per quale scopo è stato creato” (p. 89). Quanto è vero! Lo sento nelle midolla quando il controllore prende il sopravvento e divento rigida, più nervosa, a volte anche un po’ ottusa nelle mie posizioni. In certe occasioni è utile, ma non mi permette di godere di ciò che vivo, non mi concede di stare nel presente, di seguire il mio istinto, un’intuizione, un improvviso bisogno.

Capire col corpo - copertina.

Il processo a cui assistiamo, pagina dopo pagina, ci conduce attraverso lo sguardo dell’autore a vedere in modo diverso: “(…) ascoltarmi ed essere abbastanza coraggioso da ammettere di avere sbagliato. La difficoltà non sta nel trovare fuori, ma nell’essere più centrato io nel guardare e sentire quel fuori” (p. 37).

Scopriamo così di percepire e avere una prospettiva diversa sul mondo: ci accorgiamo, ad esempio, che siamo contrari a “(…) quell’urticante convinzione che il nostro mondo sia sempre in continuo  progresso. Alla ricerca del bello, del benessere e, perché no, di posti sempre più a misura d’uomo” (p. 167).

I temi affrontati, quindi, sono importanti, profondi, esistenziali. Il punto di forza di Capire col corpo è il modo in cui essi vengono affrontati: si tratta, infatti, di un libro scorrevole, leggero, autentico. È un racconto, un diario, una memoria frammentaria che narra il percorso dell’autore, non ancora terminato e la cui vera preziosità sta proprio nel viaggio della scoperta.

Amo in particolare l’ironia, che traspare da ogni pagina (persino nel retro di copertina, che recita “Un bancario alla scoperta di un territorio del tutto inesplorato: il suo corpo”). L’approccio autoironico è un tratto distintivo del libro e una boccata d’aria fresca, con un protagonista narratore che spesso non si prende troppo sul serio.

Assistiamo a frammenti della vita di Ambrogio, lo osserviamo nello scorrere degli anni, vediamo i suoi figli crescere, i giorni a lavoro e quelli di ferie, i weekend di ritorno al paesello d’origine, scopriamo i suoi hobby, vecchi (lo sci alpino) e nuovi (canto, tai chi), forse ci domandiamo anche come riesca a coniugare tutto nelle sue giornate in equilibrio tra l’ufficio, la famiglia e la coltivazione di tanti interessi. La vita del narratore, la sua quotidianità, è quella di tutti noi; finalmente possiamo identificarci in qualcuno che compie un percorso di riscoperta del corpo e di profondo cambiamento e non dobbiamo fissarlo con deferenza come un guru lontano mille miglia da noi! Che sollievo… Scorriamo le pagine ed esclamiamo “Capita anche a me!”, ci troviamo nelle medesime situazioni, cadiamo nelle stesse trappole della mente.

Per questo il percorso descritto in 101 aneddoti può essere quello di ognuno; anzi, ciascuno di noi troverà la propria strada per stare nel corpo, capire col corpo, sentire e vivere da se stesso, oltre le etichette che si è appiccicato addosso o gli hanno attribuito gli altri. Io, ad esempio, non conosco l’Anatomia Esperienziale, ma pratico yoga e meditazione e mi ritrovo in molti tratti dell’esperienza descritta da Ambrogio.

Capire col corpo.

In un capitolo, l’autore stesso affronta questo argomento, quando riporta ciò che gli è stato detto: “a quello a cui sono arrivato grazie all’anatomia esperienziale sarei potuto arrivare con qualsiasi altra pratica corporea che sviluppi un ascolto del corpo dall’interno (…) esistono molte strade, quindi non solo pratiche di tipo corporeo, per raggiungere lo stesso obiettivo, ovvero diventare sempre più noi stessi” (p. 266).

L’equilibrio da cercare è quello tra l’apprendere e lo scoprire sotto una guida e la possibilità di fare esperienza diretta e trovare ciò che fa stare bene, che è adatto a noi. “E allora so che devo farmi guidare. Ma che se mi faccio guidare troppo, perdo la poesia” (p. 109).

Una delle caratteristiche più apprezzabili di questo libro è che ci porta una testimonianza diretta: possiamo rivoluzionare il modo di vivere la nostra vita senza necessariamente rivoluzionare la vita stessa. Non occorre, quindi, cambiare radicalmente tutte le nostre abitudini, lavoro, famiglia, casa, città, continente… Basta modificare come ascoltiamo il nostro corpo, percepire, ascoltare e rispettare come stiamo dentro.

Dovrebbero essere scritti più libri come questo perché avvicinano in modo umano ad un processo di scoperta, che è davvero alla portata di tutti, che ci conduce ad una vita più piena, consapevole, felice.

IDEE E CONSIGLI

Da persona curiosa quale sono, ho colto l’occasione del bello scambio di e-mail con l’autore del libro per domandare direttamente a lui cosa consigliasse per approcciarsi a questo affascinante mondo. La sua risposta ha coerentemente tracciato un ponte con ciò che ha espresso anche nel libro: la via dell’Anatomia Esperienziale è la strada trovata da Ambrogio, ma possono essercene diverse e ciascuno può scoprire la propria (dallo yoga al tai chi, dal massaggio craniosacrale a certi tipi di danza). Mi permetto di citare direttamente ciò che mi ha scritto: “L’aspetto importante è che queste esperienze vengano fatte per sentire e conoscere il corpo e non trattandolo come un oggetto a cui far fare cose”. Chiaro e semplice, per niente scontato…

Ambrogio ha seguito i corsi di Anatomia Esperienziale tenuti da Jader Tolja, che per adesso, purtroppo, non ne sta più realizzando. Al momento sta seguendo un corso di massaggio craniosacrale biodinamico, che è per la maggioranza un puro ascolto del corpo; il centro dove si svolge, Hakusha a Brescia, propone diverse iniziative, tra cui alcune pure di Anatomia Esperienziale. [Vi sono diversi centri Hakusha; quello particolarmente consigliato si trova a Brescia, dove il corpo è fondamentale e la base di partenza è proprio l’ascolto.]

Quali sono i libri che Ambrogio consiglia? Quelli della collana all’interno della quale Capire col corpo si inserisce: Pensare col corpo, Essere Corpo e La malattia sana, scritti da Jader Tolja in collaborazione con altri professionisti. Il primo di essi, in particolare, può essere considerato quale saggio dettante i principi teorici, mentre Capire col corpo si pone in continuità, un’applicazione pratica di tali principi, “un diario di bordo, vero e vissuto”.

Capire col corpo - interno.


SINOSSI

Attraverso 101 aneddoti di vita quotidiana, il narratore e autore Andrea Ambrogio ci racconta la scoperta della conoscenza del proprio corpo. Avvicinatosi al mondo dell’Anatomia Esperienziale per un fastidioso dolore alla spalla, il bancario inizia a radicarsi sempre di più nel corpo, arrivando a comprendere più profondamente ambiti diversi della sua vita, dalla famiglia agli amici, dal lavoro allo sport. Si trova così a vivere tutti questi aspetti con un piacere e una consapevolezza nuovi.

L’AUTORE

Nato e cresciuto a Beinette, in provincia di Cuneo, è laureato all’università Bocconi di Milano e lavora nel mondo della finanza; è sposato e ha due figli. Capire col corpo (2021) è il suo primo libro e raccoglie le riflessioni sugli effetti che hanno avuto su di lui i seminari di Anatomia Esperienziale, ai quali negli anni ha partecipato.


IL LIBRO

Andrea Ambrogio, Capire col corpo, TEA – Tascabili degli Editori Associati S.r.l., Milano, 2021.


INFORMAZIONI


LEGGI ANCHE …

Potrebbe piacerti...