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CASA BERTELLI A CAVALESE

Visita guidata tra i paladini di Carlo Magno e non solo…

Venerdì 5 gennaio 2024

A partire dall’estate 2023, il Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme ha cominciato a organizzare visite guidate focalizzate sul ciclo di affreschi di Casa Bertelli, che si erge, colorata ed elegante, lungo la via principale di Cavalese. Negli anni ho preso parte a diverse occasioni di approfondimento e visita di alcuni meravigliosi luoghi di questo paese ricco di storia, arte, cultura e tradizioni: ho ammirato la Pieve di Santa Maria Assunta e la Chiesa di San Vigilio; ho aderito ad un tour nell’affascinante Biblioteca Muratori; ho passeggiato intorno alla Chiesetta di San Valerio e ho assistito al funzionamento dell’Antica Segheria Veneziana. Questo inverno, quindi, non potevo perdere l’occasione di scoprire qualcosa di più di un palazzo storico che avevo sempre visto solo dall’esterno...

Casa Bertelli a Cavalese.


Ringrazio di cuore il Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme e in particolare Roberto Daprà per l’opportunità di svolgere la visita gratuitamente e per la sempre squisita gentilezza e accoglienza.

Casa Bertelli cattura la nostra attenzione appena entriamo a Cavalese, ma se vogliamo scoprirne l’interno e imparare qualcosa di più sulla sua storia e sui suoi incredibili affreschi non possiamo non partecipare ad una delle visite guidate organizzate dal Palazzo della Magnifica Comunità. Il biglietto (5 euro; gratuito per i possessori di Fiemme – Cembra Guest Card) viene acquistato direttamente presso il Palazzo, dove ci accoglie la nostra guida, Roberto Daprà, responsabile delle collezioni. Sarà lui a illustrarci con sapienza, professionalità e passione ciò che di più sorprendente possiamo scoprire di questo palazzo storico.

Casa Bertelli si colloca lungo la strada principale di Cavalese, proprio all’inizio del paese, dando il benvenuto a cittadini e avventori con la sua bella e particolare facciata. L’altro edificio di grande rilievo che accoglie i visitatori è la Chiesa di San Vigilio, collocata sul lato opposto della strada e la cui edificazione ebbe una storia lunga e travagliata.

Un accenno alla Chiesa di San Vigilio

La Chiesa di San Vigilio è strettamente collegata alla realizzazione dell’attiguo convento di padri francescani: nel Seicento Cavalese era una città florida, con una spiccata attenzione verso la religione; un insediamento di francescani avrebbe offerto un contributo non solo religioso, ma anche nella vita quotidiana, ad esempio nell’assistenza medico-sanitaria. Nel 1682 i conti Firmian, nobile famiglia locale, donarono il terreno e l’annesso edificio per l’edificazione della chiesa; in ricordo di tale gesto fu eretta la grande croce che adesso vediamo murata alla parete esterna, accanto al motto francescano “Pace e bene”. Tuttavia, i frati cappuccini di Egna si opposero alla creazione di un convento a Cavalese, in quanto temevano la concorrenza e soprattutto di perdere la prerogativa sulle elemosine. Fu risolutivo l’intervento dell’imperatore Leopoldo I d’Asburgo, che ottenne l’approvazione di papa Innocenzo XI: nel 1685 iniziarono i lavori di costruzione della chiesa, ultimati nel 1698 e a cui fu aggiunto il convento.

Prima di concentrarci su Casa Bertelli, osserviamo la facciata della Chiesa di San Vigilio, semplice, a capanna, intonacata di colori chiari; sulla sommità notiamo la croce patriarcale, la croce di Lorena, mentre sotto di essa spicca l’affresco (1801) di don Antonio Longo, pittore locale, originario di Varena. In una finta edicola, è raffigurato San Vigilio con il pastorale, la palma del martirio e lo zoccolo ai piedi, che rimanda alla storia della sua uccisione: il santo, infatti, era impegnato nell’opera di evangelizzazione del territorio trentino (soprattutto nella zona della valle dell’Adige e di Trento), quando gettò nel fiume Sarca, in Val Rendana, la statua di un dio pagano; inferocita, la popolazione lo martirizzò utilizzando bastoni e zoccoli di legno.

Chiesa di San Vigilio a Cavalese.
Chiesa di San Vigilio a Cavalese.

A lato del portone di accesso alla chiesa, individuiamo altri due affreschi del 1731, opera di Domenico Bonora e raffiguranti la dodicesima (Gesù sulla croce) e la tredicesima (Gesù deposto dalla croce) stazione della Via Crucis, che originariamente occupava l’intero sagrato e che fu demolita nel 1854 per costruire la strada statale. Rimane, all’interno della chiesa, anche la quattordicesima stazione, adesso nota come la Cappella dell’Addolorata dei sette dolori o Cappella del Santo Sepolcro.

Per maggiori informazioni sulla Chiesa di San Vigilio, foto e dettagli del suo interno, potete leggere qui l’articolo che le abbiamo dedicato.


VISITA A CASA BERTELLI

La storia

Dopo aver contestualizzato dove Casa Bertelli si trova, proprio davanti alla Chiesa di San Vigilio e all’ingresso di Cavalese, possiamo concentrarci sulla sua storia, che affonda le origini nel Medioevo. Si tratta, infatti, di un palazzo storico, con una struttura poligonale, la cui parte più antica, la base con le pietre a vista, è datata al Duecento, mentre di qualche secolo successivi sono i piani superiori, affrescati.

Questa dimora storica ha assunto varie denominazioni, dai numerosi proprietari che l’hanno occupata e ne hanno utilizzato gli spazi in diversi modi. Casa Bertelli è nota soprattutto con il nome di Casa del Pero, dall’ultimo proprietario, l’albergatore Italo Del Pero, che ne ha ristrutturato la facciata e l’elegante appartamento settecentesco all’interno. Nei primi anni 2000 fu lui a concedere le splendide sale del palazzo come sedi per un turismo congressuale, permettendo alla Magnifica Comunità e ad altri enti della valle di beneficiarne. Ad esempio, nel 2005-2006 Italo Del Pero mise a disposizione gli spazi di pregio dell’edificio per una parte della mostra Accademie schizzi e disegni dello studio dei pittori Rasmo di Predazzo.

Casa Bertelli a Cavalese.
Casa Bertelli - ciclo di affreschi interno, particolare di Uggeri, il re danese.

Sempre seguendo i nomi dei proprietari, il palazzo è anche noto come Casa Riccabona e Cazzan-Riccabona; in precedenza era stato l’abitazione del nobile barone Vigilio Firmian, proprietario dell’omonimo castello a sud di Bolzano. In generale, possiamo affermare che la dimora appartenne alle nobili famiglie patrizie fiemmesi del Settecento.

Nel 2010 la provincia autonoma di Trento ha acquistato il palazzo, perché vi fosse creato un ufficio di rappresentanza dei Mondiali di sci nordico della Val di Fiemme del 2013. In questo momento l’edificio è all’asta e dal 2023, grazie all’impegno di valorizzazione del territorio da parte del Palazzo della Magnifica Comunità, vengono realizzate visite guidate per le scuole e per tutti gli interessati.

Ora che abbiamo ripercorso qualche punto della storia di questa antica dimora, possiamo chiederci: perché chiamarla adesso Casa Bertelli? Dal nome del notaio, proprietario del palazzo, il quale commissionò il ciclo di affreschi presente all’interno.

L’esterno

Osserviamo la facciata del palazzo, che conserva un fascino colorato e antico, nonostante il passaggio delle auto nella strada trafficata. Le mura affrescate catturano l’attenzione durante il giorno, ma assumono un incanto particolare la sera, contornate dalle luci che ne fanno risaltare i pigmenti.

La costruzione che vediamo oggi è frutto di numerosi rimaneggiamenti: la forma di mezzo ottagono presenta quattro facciate, che forse si appoggiavano ad una torre di guardia a sud, non più esistente.

Casa Bertelli - affreschi esterni, Santa Dorotea e San Cristoforo del Maestro di Sommacampagna (1370).
Casa Bertelli - affreschi esterni, re barbuto (Carlo Magno?).

Rendono frastagliata la decorazione pittorica, le aperture delle finestre, di diverse forme e dimensioni, tra cui spiccano eleganti bifore. La nostra attenzione viene immediatamente catturata dall’affresco, di notevole qualità artistica, e databile dalla seconda metà del XIV secolo al XV secolo.

Ci avviciniamo per osservarlo meglio e, aiutati nella sua lettura dalla nostra guida, Roberto, individuiamo le figure che lo abitano. Iniziamo con i personaggi a lato della bifora, a sud: sono due santi, attribuiti al Maestro di Sommacampagna (1370), la cui bottega itinerante si spostava tra Trentino, Lombardia e Veneto nel seconda metà del Trecento. A sinistra riconosciamo Santa Dorotea, che riceve la benedizione da parte di Gesù bambino, il quale getta petali sul percorso; a destra, San Cristoforo tiene Gesù bambino sulla spalla, mentre ai suoi piedi scorre l’acqua con i suoi pesci. La loro presenza non è casuale: sono santi apotropaici, della buona (facilitando il trapasso) e della mala morte, che proteggevano i passanti, contadini e boscaioli diretti a lavoro. I due santi erano invocati contro disgrazie ed epidemie: nel corso del Trecento, infatti, ben due epidemie di peste avevano dimezzato di un terzo la popolazione della valle! Forse questi affreschi erano stati dipinti per scongiurarne altre…

[Un altro San Cristoforo, gigantesco, in qualità di protettore dalle sfortune della giornata, lo possiamo vedere sul lato della Pieve di Cavalese, così come sulle pareti esterne di altre chiese e di edifici privati.]

Facendo scorrere lo sguardo alla nostra sinistra, troviamo, ai due lati di una finestra, la rappresentazione della famiglia dei Silvani. Di origine etrusca e romana, fece la propria ricomparsa a partire dal Medioevo collegata con satiri e sileni, figure boschive di leggende e saghe. In seguito, Matteo Maria Boiardo, nel suo Orlando innamorato (1495), descrive l’Uomo Selvatico come un essere gigantesco, con una lunga barba e folti capelli, interamente coperto di peluria. Questa rappresentazione è praticamente identica alla figura dipinta a destra: un uomo, appoggiato ad un bastone, con il corpo peloso, il volto barbuto e una ghirlanda che incorona la testa e un’altra a coprire le nudità.

Casa Bertelli - affreschi esterni, famiglia dei Silvani, uomo.
Casa Bertelli - affreschi esterni, famiglia dei Silvani, donna e figlio.

A sinistra della finestra, invece, è facile individuare la moglie, con i seni rosa e, in basso il figlioletto, rivolto verso la mamma: la famiglia dei Silvani è al completo! Nelle valli queste figure sono chiamate in modi differenti: Silvano o l’Uomo Selvatico è assimilabile, ad esempio, a El Salvanel, tramandato nella cultura popolare come una creatura bizzarra, abitante dei boschi e a volte incline ad aiutare gli uomini, impartendo lezioni su attività produttive, come quella del formaggio.

I due santi e la famiglia dei Silvani sono inseriti all’interno di una decorazione a finti marmi policromi, che riproduce la preziosità di una tarsia: giallo, rosso e verde salvia si alternano nei riquadri che rendono meravigliosa la fascia racchiusa tra le pietre a vista del basamento e l’intonaco chiaro e omogeneo del secondo piano. Risalente alla metà del Quattrocento, questo affresco dona grande armonia, cattura lo sguardo dei passanti e conferisce risalto all’importanza dell’edificio.

Mentre ci prepariamo ad entrare, costeggiando il palazzo verso il lato a sud, possiamo notare un ultimo dipinto, in alto: una faccia barbuta che occupa uno dei riquadri colorati. La sua corona lo identifica facilmente come un regnante, ma siamo incerti su chi sia. Se si trattasse di Carlo Magno, offrirebbe un ottimo spunto di collegamento con il ciclo di affreschi interno…

Casa Bertelli - ciclo di affreschi interno.
Casa Bertelli - ciclo di affreschi interno, dettaglio della battaglia di Roncisvalle.

L’interno

Passiamo sotto ad un arco e svoltiamo nel vicolo che conduce al ristorante tradizionale Lanterna Verde, e saliamo al primo piano di Casa Bertelli, a cui accediamo da una scala esterna. Dopo un primo ingresso, Roberto ci apre la porta che conduce all’appartamento principale, un tempo adibito ad uffici.

Le stanze sono buie perché la necessità di conservare inalterati gli ambienti impedisce un sistema di illuminazione moderno. La sala che maggiormente ci interessa, però, è sapientemente rischiarata da alcune piantane, che ci permettono di apprezzare l’affascinante ciclo di affreschi alle pareti.

Ci troviamo nella sala picta, cioè dipinta: tutto intorno a noi si srotola quello che resta del ciclo cavalleresco commissionato da Giacomo Bertelli alla fine del Quattrocento ad un artista sconosciuto, forse di origine veneta. Come sappiamo che fu proprio lui il fautore di questa decorazione? Roberto ci indica il suo simbolo, il suo timbro notarile, che troneggia sopra la porta da cui siamo entrati. Giacomo Bertelli fu un importante notaio, eletto Scario per ben tre volte in Val di Fiemme e fautore dell’antica Cappella Bertelli, fatta da lui erigere nel 1494 e dove fu sepolto, adesso interrata poiché nell’Ottocento vi su edificato il Santuario dell’Addolorata. Alla fine del Quattrocento Giacomo Bertelli fu investito del titolo nobiliare. Probabilmente, proprio per celebrare questo importante passaggio, commissionò il ciclo di affreschi a tema cavalleresco. Accanto al simbolo notarile, infatti, troviamo uno scudo rosso con un leone argentato: il certificato della sua nobiltà.

Casa Bertelli - ciclo di affreschi interno, pianta e dettagli di Orlando.
Casa Bertelli - ciclo di affreschi interno, lo scontro di Uggeri, il re danese.

La serie di affreschi è stata riscoperta da non molti anni e presenta importanti lacune, anche se nel complesso risulta di grande bellezza. Anzi, forse sono proprio queste mancanze, queste chiazze di pietra e intonaco, pezzi frastagliati di un puzzle, a rendere ancora più affascinante ciò che rimane…

Iniziamo a leggere il ciclo, la storia dei cavalieri e delle loro battaglie, a partire dall’angolo settentrionale, accanto alla finestra. Qui cresce una pianta con un fusto verde e fiori rossi, un tipo di vegetazione che ricorre anche in altri punti delle pareti, incorniciando le varie scene e personaggi.

Proseguiamo in senso orario: oltre l’angolo, notiamo il frammento di un cavaliere, con la punta dell’alabarda, il capo protetto da un tipo di elmo medievale detto Celata alla Veneziana (diffuso nel XV sec.), un ginocchiello ornato e un calzare a punta. Sarebbe un guerriero anonimo, se non fosse per la scritta in alto: si tratta di Orlando. Questa identificazione permette una lettura anche degli altri personaggi dipinti, paladini cavallereschi. L’Orlando innamorato di Boiardo fu pubblicato per la prima volta nel 1483, mentre i successivi canti uscirono postumi in un’edizione del 1495; tuttavia, la letteratura cavalleresca aveva avuto origine secoli prima, soprattutto in Francia, concentrandosi sui due grandi nuclei tematici della guerra, nel ciclo carolingio, e dell’amore, in quello bretone.

Il ciclo carolingio comprendeva le canzoni di gesta (chanson de geste), incentrate intorno a Carlo Magno e alle imprese dei suoi paladini. In questa tradizione andò ad inserirsi Boiardo con il suo poema e, successivamente, Ariosto con l’Orlando fuorioso. La presenza del tema delle gesta cavalleresche in questi affreschi testimonia la cultura della valle, dove circolavano i poemi italiani e d’Oltralpe.

Casa Bertelli - ciclo di affreschi interno, dettaglio di uno scontro.
Casa Bertelli - ciclo di affreschi interno, timbro notarile e scudo nobiliare.

Continuando ad ammirare le pitture, osserviamo i resti di un elmo sopra la porta, con la scritta, sempre in stampatello maiuscolo, Conte Albano, cioè Rinaldo principe di Montalbano, cugino di Orlando e suo rivale in amore.

Subito dopo, ammiriamo una delle sezioni più belle e meglio conservate: lo scontro armato tra due personaggi, il primo dotato di spada e identificato come “(f)orte danese”: quasi sicuramente si allude a Uggeri, figlio del re danese Godfred, cantato nella Chanson de Roland e nei successivi poemi dal XII al XIV secolo, al quale si narra che fu affidata l’avanguardia dell’esercito franco attraverso i Pirenei. Uggeri ha una folta barba, il suo capo è protetto da un cercine, ovvero da panno raccolto con la forma di piccola ciambella; indossa grandi rotelle guardaspalle e solide manopole alle mani. Il guerriero contro cui sta combattendo lo colpisce con una mazza ferrata.

Nella pittura ciò che colpisce e sorprende è il colore bianco dell’elmo e della spada: si tratta della preparazione di un fondo, che doveva accogliere una lamina metallica. Possiamo solo immaginare quale spettacolo offrissero queste foglie metalliche che rilucevano quando colpite dai raggi del sole!

Casa Bertelli - ciclo di affreschi interno.
Casa Bertelli - ciclo di affreschi interno, dettaglio della pantera/leone.

Accanto alla porta da cui siamo entrati, vi è il frammento dell’incrocio delle armi di un altro combattimento; sopra l’architrave, come già notato, riconosciamo il simbolo notarile e lo stemma nobiliare di Bertelli; dall’altra parte, lo scontro di un cavaliere indicato come Buovo, ovvero Buovo d’Antona, imparentato con Carlo Magno e antenato del padre di Orlando. Era il protagonista di un poema di cavalleria della fine del Trecento di Andrea da Barberino, poi diffuso in una versione in ottave nel 1480. Buovo d’Antona infilza con la lancia la coscia del nemico. Di chi si tratta? Forse potrebbe essere Açopart (leggendo “Aç” nella scritta mutilata), testimoniando una divulgazione della storia di Buovo nella versione in lingua francese.

Sopra lo scontro corre un tralcio verde con erba e animali, identificabili come pantere o leoni, ai quali i bestiari medievali attribuivano un valore morale. L’interpretazione come leone si collegherebbe bene con lo stemma nobiliare ed è, perciò, preferibile. Purtroppo, con i cambiamenti nel corso dei secoli e soprattutto con gli ultimi innalzamenti nel 1778 una cornice di stucco ha coperto parte dell’affresco.

Sulla parete opposta, Alessandro Magno, celebre eroe macedone, è raffigurato mentre atterra e uccide un nemico che ha dimensioni gigantesche. Probabilmente si tratta del re indiano Poro, che stupì grandemente Alessandro sia per la stazza impressionante sia per l’impavido coraggio. L’episodio è stato raccontato nel Roman d’Alexandre (XII sec.).

Casa Bertelli - ciclo di affreschi interno, lo scontro di Buovo d'Antona.
Casa Bertelli - ciclo di affreschi interno, particolare di Alessandro Magno contro il re indiano Poro.

Infine, tra le due finestre, la parete assume una forma ad arco, aumentando il senso di prospettiva e di immersione all’interno dello scontro armato a cavallo. I protagonisti sono i paladini di Francia: Oliviero, il duca Sansone e Astolfo, che componevano la guardia scelta dell’imperatore e che furono sconfitti nella battaglia di Roncisvalle dagli Ottomani.

Lo scontro è descritto con importante realismo: le zampe dei cavalli si intersecano e si percepisce la violenza dello scontro; in basso, alcune lance sono spezzate a terra, mentre al centro della pittura un’altra infilza il nemico alla gola. I dettagli e i finimenti sono ben curati; la cavalcatura è all’antica, per cui i cavalieri si trovano quasi in piedi sulle staffe. Alcuni elementi paiono incisi; forse anch’essi, un tempo, decorati con lamine metalliche.

Le stanze non illuminate non presentano affreschi altrettanto stupefacenti, ma potrebbero essercene, nascosti sotto le assi e non ancora indagati… Al piano superiore un altro appartamento presenta pregiate stufe in maiolica e un soffitto a stucco con raffigurato al centro il Tempo con i quattro Elementi e le quattro Stagioni.

Casa Bertelli - ciclo di affreschi interno, battaglia di Roncisvalle, con Oliviero, il duca Sansone e Astolfo.
Casa Bertelli - ciclo di affreschi interno, battaglia di Roncisvalle, con Oliviero, il duca Sansone e Astolfo.

La visita, come sempre eccezionalmente curata e ricca di spunti e dettagli interessanti, ci ha permesso di scoprire un vero gioiello di Cavalese, un luogo solitamente chiuso al pubblico e che merita di essere valorizzato, come sta facendo il Palazzo della Magnifica Comunità.

La nostra speranza è che le visite possano continuare e che un sempre maggiore numero di persone partecipi a questo tipo di attività, godibili in tutte le stagioni e che permettono di apprezzare e approfondire bellezze artistiche, storiche e culturali.


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